Mais, grano, colza e canna da zucchero diventano diesel e benzina: il desiderio di profitto ha spinto a trasformare prodotti e scarti agricoli in carburanti.
Negli Stati Uniti, nel 2010, circa il 40% del raccolto di granturco è stato utilizzato per produrre 49 miliardi di litri di etanolo. Questo utilizzo, inevitabilmente comporta un aumento significativo del prezzo dei generi alimentari e ha contribuito ad accrescere la povertà di una crescente percentuale di popolazione mondiale.
La chimica potrebbe salvarci da questa follia.
Il progresso scientifico e la ricerca hanno consentito infatti in questi anni di selezionare alcuni microrganismi capaci di trasformare, a prezzi più bassi rispetto alla produzione da fossili, gli zuccheri contenuti nelle biomasse vegetali in alcool.
Un ulteriore passo in avanti si è avuto con la possibilità di ottenere biocarburanti di seconda generazione dall’estrazione degli zuccheri dalla cellulosa di vegetali che non vengono utilizzati nell’alimentazione umana o animale.
Uno dei primi passi in questa direzione è stato mosso proprio in Italia.
Un’azienda chimica della provincia di Alessandria ha realizzato un impianto per la produzione di 45 mila tonnellate annue di bioetanolo da scarti di coltivazione.